In questi giorni si continua a parlare di fibra ottica per la banda ultralarga ed i collegamenti internet domestici. Sotto questo grande ombrello ricadono varie soluzioni tecnologiche, con potenzialità e prestazioni molto diverse. Vediamo di capirci un po’ di più.
Storicamente per realizzare la distribizione di massa della connettività internet si è scelto di utilizzare una rete già esistente. In Italia le due realtà con una distribuzione capillare erano costituite dalle reti telefoniche ed elettriche. In altri paesi esiste una alternativa costituita dalla TV via cavo che, essendo progettata per trasportare i segnali televisivi, è in grado per sua natura di garantire alte velocità dati (oggi si arriva a 400Mbps) senza grossi problemi.
Da noi, dopo un tentativo di seguire la stessa strada (il progetto Socrate – abortito in corso d’opera e di cui si trovano ancora tracce nelle nostre città), si è optato per utilizzare la più economica adsl sulla rete telefonica in rame.
Il funzionamento di questa tecnologia credo sia abbastanza noto: il flusso dati di internet viene trasformato, in centrale, in un segnale a radiofrequenza che viene iniettato sul doppino (il cavetto telefonico), trasportato attraverso la rete e ritrasformato in flusso digitale dall’altro lato del filo. E’ una soluzione che sino ad ora è stata abbastanza adeguata alla richiesta di connettività, ma che ha dei limiti ben precisi di evoluzione. Il doppino è progettato per la voce, e non è assolutamente il mezzo ideale per trasportare segnali radio. La qualità e la velocità del collegamento è adeguata per gli utenti che sono in prossimità delle centrali, ma degrada velocemente man mano che aumenta la distanza con l’utilizzatore.
Nel frattempo alcuni operatori privati hanno provveduto a realizzare reti specializzate per la distribuzione di internet, utilizzando come mezzo fisico la fibra ottica. Si tratta di sottili filamenti di vetro o di materiale plastico in grado di confinare al proprio interno la luce e trasporarla da un capo all’altro con pochissima attenuazione. La luce può essere facilmente usata come veicolo di trasporto del segnale digitale, ed ha grandissime possibilità di crescita: un canale in fibra è oggi in grado di veicolare anche Pbps di dati (1 Pbps è pari ad 1 miliardo di Mbps) per distanze di decine di chilometri. In prospettiva è un investimento con un orizzonte tecnologico molto ampio: per star dietro l’immancabile evoluzione del settore è sufficiente aggiornare gli apparati, senza necessità di intervenire sul sistema di distribuzione. L’handicap è però costituito da costi e tempi, oggettivamente rilevanti, degli interventi necessari a portare la fibra in ogni appartamento.
Esiste però anche una soluzione alternativa, che ibrida rame e fibra ottica per superare i limiti dell’adsl. Tecnicamente è definita FTTC (fiber to the cabin), e viene realizzata spostando il punto in cui viene iniettato il segnale a radiofrequenza dalla centrale alle cabine di distribuzione che sono in prossimità delle nostre abitazioni. Il flusso dati viene trasferito alle centraline periferiche per mezzo di un collegamento in fibra ottica. Da qui, sfruttando una nuova tecnologia chiamata VDSL, il segnale viene trasposto su rame per percorrere la breve distanza che separa la centralina dalle nostre abitazioni – al massimo qualche centinaia di metri. Questa tecnologia consente di raggiungere velocità ragguardevoli, che arrivano fino a 200 Mbps.
Anche se è una soluzione meno complessa e costosa dal punto di vista dell’implementazione, ed anche meno performante rispetto ad una rete dedicata 100% fibra, è comunque un buon compromesso che garantisce complessivamente un orizzonte di crescita.
Parlando di velocità, infatti, c’è da considerare che i limiti alla diffusione della banda larga non dipendono solo della rete di distribuzione terminale, ma anche dell’adeguatezza delle dorsali di distribuzione, cioè dalle autostrade su cui viaggiano i dati, che in Italia non sono proprio eccezionali.
La soluzione ibrida ha un altro vantaggio, dal mio punto di vista, che è quello di mantenere attiva la rete telefonica in fonia tradizionale. Personalmente non credo sia saggio, in un paese avvezzo alle calamità naturali come l’Italia, spegnere la rete in rame, così come prospettato nelle scorse settimane. Le nuove tecnologie sono efficienti, ma totalmente dipendenti dalla disponibilità di energia elettrica. La rete telefonica, che è alimentata centralmente, è in grado di funzionare anche in presenza di black-out diffusi ed estesi. Chiunque abbia vissuto in prima persona una emergenza sa bene quale sia l’importanza delle comunicazioni in momenti così crititici.
Cosa conviene scegliere? L’importante è rendersi conto di quale sia l’offerta concreta, valutarne le caratteristiche tecniche e considerare il rapporto costi/benefici. I gestori spesso utilizzano il termine fibra come una parola magica, una sorta di grimaldello nelle mani del marketing, e talvolta ne fanno anche abuso. Così non è, ma è solo valutando le nostre reali esigenze che possiamo stabilire se sia giusto optare per una delle nuove offerte vdsl o se rimanere fedeli alla vecchia e cara adsl.
La foto del titolo è di Groman123
2 commenti
circa i black out ho i miei dubbi; dentro le centrali telefoniche esistono apparati alimentati ad energia elettrica senza dei quali la fonia non funziona. E’ vero che le centrali telefoniche /(mi riferisco agli stadi di linea quelle piu’ vicine all’utente) hanno generatori elettrici di emergenza, ma se il black out e’ lungo..
Certo, il funzionamento della rete telefonica tradizionale dipende dalla disponibilità di energia, ma una differenza è che i dispositivi periferici sono telealimentati (anche le linee ISDN) per cui funzionano senza necessità di avere una propria alimentazione locale. I gruppi elettronici che alimentano le centrali in caso di emergenza in genere hanno motori diesel, per cui possono in linea teorica funzionare anche a tempo indefinito. Lo stesso non accade per le reti di tecnologia più avanzata, dove l’alimentazione è distribuita. Le centraline VDSL, ad esempio, sono in genere alimentate localmente: in questi cadi se cade l’alimentazione non si parla e non si naviga.