Facebook sta attivando in questi giorni una nuova funzione, il tagging automatico delle foto presenti nei nostri album.
Era stato già annunciata nell’estate dello scorso anno la definizione di un nuovo algoritmo, chiamato DeepFace, in grado di portare quello che in gergo tecnico viene definito face recognition, ovvero riconoscimento facciale, a livelli prossimi – se non addirittura superiori – a quello umano.
Proprio in questi giorni la funzione dovrebbe iniziare ad essere disponibile per gli utenti statunitensi, che si vedranno suggerire automaticamente un probabile candidato per i volti presenti nelle foto che andranno a caricate su Facebook.
Ad evitare problemi di privacy, il suggerimento riguarderà solo persone che siano state già taggate dal titolare del profilo.
Come funziona? Partendo da una normale foto, il software ricava un modello 3d che possa essere virtualmente ruotato per allinearlo con quello del volto da interpretare. Una volta trovato il giusto allineamento parte l’analisi che, stando a quanto dichiarato nella relazione tecnica, per il campione selezionato su cui è stato testato è stato in grado di operare con quasi il 98% di precisione, il 27% meglio dell’attuale stato dell’arte. E’ implicito che, man mano che la funzione sarà resa disponibile all’enorme massa degli utenti del social network, FB sarà in grado di raccogliere dati che le consentiranno di affinare ulteriormente la qualità del riconoscimento.
E’ probabile che noi Europei non vedremo mai questa funzione in azione, in quanto per le leggi comunitarie non consentono la raccolta di dati biometrici senza autorizzazione preventiva da parte dell’utente.
Ciò nonostante non si può ignorare il fatto che la lo sviluppo delle tecniche digitali oggi consenta di estrarre queste informazioni da un prodotto ubiquo, che – grazie alla tecnologia – la nostra civiltà sta producendo a volumi sempre crescenti: le foto.
Fa il paio, peraltro, con la notizia circolata alla fine dello scorso anno: un membro del Chaos Computer Club, uno storico gruppo informatico tedesco, ha sostenuto di essere stato in grado di duplicare le impronte digitali del ministro della difesa Ursula von der Leyen utilizzando solo un software commerciale, VeriFinger, ed alcune foto della sua mano. Utilizzando la stessa tecnica su una sua foto, è stato in grado di ricavare una impronta artificiale con cui ha potuto sbloccare il suo iPhone.
Sono altri punti interrogativi per la nostra privacy.
Foto di M.Schafer