La Norvegia pare destinata ad essere il primo stato ad abbandonare la radiodiffusione a modulazione di frequenza (FM) per passare al sistema digitale DAB (Digital Audio Broadcasting). Il piano di switch off è stato reso noto con un comunicato del governo norvegese, e prevede l’abbandono dell’analogico agli inizi del 2017.
Per il ministro della culture Thorhild Widvey questo porterà vari benefici: aumentare il numero delle reti fruibili dai cittadini, migliorare la qualità della fruizione, ridurre i costi di gestione, migliorare la preparazione del paese alla gestione delle emergenze. Il ministro ha anche fornito una quantificazione del risparmio dei costi, elemento che potrebbe avere avuto un peso significativo nella decisione. Grazie alla maggiore efficienza, il DAB consentirebbe di abbattere i costi di distribuzione dell’88% rispetto alla FM. Unificando la distribuzione delle principali reti nazionali questo porterebbe ad un risparmio valutato in 200 milioni di corone norvegesi (pari a circa 24 milioni di euro), tutt’altro che indifferente.
Per il ministro, inoltre, una rete DAB avrebbe notevoli vantaggi sul sistema FM dal punto di vista della gestione delle emergenze, “DAB è largamente meno vulnerabile ai guasti dei trasmettitori in condizioni estreme (…e) consente la trasmissione simultanea di messaggi di emergenza su tutti i canali”.
Sembrerebbe però che la risposta del paese non sia stata particolarmente positiva. Forti resistenze sono nate nell’ambito dell’associazione delle emittenti minori. Queste, preoccupate degli effetti del cambio di tecnologia, hanno iniziato azioni di protesta sottolineando che stando ai dati ufficiali la tecnologia DAB è attualmente utilizzata da poco meno del 20% degli ascoltatori norvegesi, e che l’abbandono del sistema FM creerebbe problemi anche agli automobilisti, soprattutto ai turisti.
Analisti internazionali hanno fatto inoltre notare che, a differenza del passaggio alla televisione digitale, in cui la motivazione alla sostituzione è certamente molto forte, lo spegnimento della rete FM potrebbe invece dirottare gli utenti sulla diffusione via internet, o addirittura spingerli ad abbandonare del tutto la radio per passare a servizi in streaming, piuttosto che investire in nuovi ricevitori DAB.
Personalmente credo che il DAB non sia la soluzione migliore per garantire la comunicazione durante le emergenze, dato che i problemi creati dalle calamità naturali sono direttamente proporzionali alla complessità delle infrastrutture tecnologiche. In condizioni analoghe a quelle che sta vivendo oggi il martoriato Nepal è certamente più utile utilizzare tecnologie semplici e consolidate, come le trasmissioni analogiche ad onde medie, che non solo hanno il vantaggio di coprire aree molto vaste di territorio, ma che possono essere facilmente ricevute con dispositivi di emergenza come questo:
ovvero una torcia a LED, con radio AM/FM alimentata a manovella, in condizioni di funzionare senza fonti energetiche – semplice, economica e di valore inestimabile in casi di calamità naturali.
Certo è che le esperienze norvegesi saranno molto utili per comprendere se la soluzione dello switch off sia utile e praticabile, o se non sia meglio mantenere attiva una rete ibrida, sia digitale che analogica, sicuramente più flessibile ed accessibile alle piccole realtà territoriali, come la miriade di radio private che abbiamo noi in Italia.
Ma quale è la situazione del DAB qui da noi? Stando ai dati di digitalradio, la copertura è ancora molto scarsa e concentrata intorno alle principali aree metropolitane, mentre trovo alquanto pittoresco che Dab Club Italia riporti la copertura del solo centro-nord: per loro l’Italia evidentemente si ferma al parallelo di Roma. Sta di fatto che non sono riuscito a trovare dati attendibili su quanti siano realmente gli ascoltatori della (neppure tanto) nuova tecnologia. Dovendo giudicare dall’offerta di prodotto, si dovrebbe desumere, però, che il numero sia comunque piuttosto esiguo.
I vantaggi apportati alla radio tradizionale dalle tecnologie digitali sono comunque innegabili, e non solo nell’ambito della FM, ma anche delle vecchie e gracchianti trasmissioni in modulazione di ampiezza, sia ad onda media che corta. Già da qualche anno sono in funzione servizi che utilizzano la tecnologia DRM, acronimo di radio digitale mondiale, che è in grado di dare un volto ed un ruolo nuovo a dei servizi che sembravano oramai destinati all’obsolescenza. Sul sito di DRM è sufficiente ascoltare il demo per rendersi conto di quanto sia incisivo il passaggio alla nuova tecnologia.
Certo è che senza una azione politica è ben difficile che le tecnologie digitali in questo ambito riusciranno a raggiungere la massa critica tale a renderne economica la diffusione di massa. Ma questo, qui da noi, è storia trita e ritrita.
Nella foto del titolo, di Joe Haupt, il mitico ricevitore Zenith Transoceanic